Ho conosciuto l’argilla per caso, frequentando i corsi di pittura di Mara Guerrini, artista acquarellista. Durante la mia formazione non avevo mai lavorato con l’argilla. Un mezzo espressivo per me nuovo, che da subito ho colto come una imperdibile esperienza. Da allora non ho smesso di creare le mie forme.
L’argilla è un materiale che offre molte possibilità spesso imprevedibili e sorprendenti. Attraverso la manualità che si crea sul farsi stimolando essa stessa inaspettate evoluzioni, lavoro sulle intuizioni estemporanee che questa materia mi offre. Una situazione creativa e anche ludica. Spesso, lavorando seguo lo sviluppo delle trasformazioni e il porsi della materia a me. I lavori che porto a termine che più mi interessano sono quelli in cui trovo soluzione formale e cromatica in equilibrio fra i miei limiti e la instabilità dell’argilla stessa. L’elemento sorpresa è sempre forte e presente anche nella fase di smaltatura.
Le mie sculture sono idee che non partono da disegni preparatori perché la forma finale si crea sul farsi e mentre modello.
E’ sempre una nuova avventura in cui procedo in modo libero e istintivo.
Dipingere mi ha sempre affascinato. Da bambino sentivo un forte senso di attrazione verso la pittura. Questa emozione mi ha accompagnato per tutta la vita anche se ne ero inizialmente inconsapevole. E’ la mia energia e passione che non smette di gratificarmi.
Dipingevo con diverse tecniche senza sapere le loro caratteristiche e i loro effetti. La volontà di comunicare colorando fogli bianchi mi dava un senso di beatitudine, come se quel mondo a me sconosciuto fosse dentro di me.
Per alcuni anni, scelte e vicende, mi allontanarono da questo desiderio artistico. Barlumi di creatività mi portavano a giocare con il colore e le mie prove espressive. Questo costante interesse e fascinazione rese inevitabile per me la scelta di incominciare il mio percorso artistico. Con la formazione sia intellettuale che sperimentale, mi appropriavo della disciplina pittorica mediante l’uso di mezzi diversi come l’acquerello, le tempere, i colori acrilici. Preferisco la tecnica della pittura ad olio per la consistenza fisica della materia e l’opportunità che offre di poter comporre scegliendo numerosi interventi.
La pittura ad olio mi rende possibile procedere sfruttando diverse stesure sia di spessore materico che diversamente in velature. Ricerco un segno pittorico che contenga la traccia del mio gesto. Mi definisco pioniere della mia arte perché la creo con correzioni successive e anche sperimentali interventi su opere solo apparentemente ‘finite’.
La brochure dell’artista Mauro Paolini documenta una serie di stampe calcografiche intitolata “Viaggio con le nuvole”, il paesaggio col cielo nuvoloso è il tema centrale del lavoro.
Con un segno espressivo incide su una matrice di zinco delle nuvole, cercando di intrappolare la loro affascinante leggerezza, il loro infinito movimento.
Per la tecnica calcografia bisogna utilizzare degli strumenti adatti tipo sgorbie, punte secche, per incidere un supporto di zinco o di rame, che successivamente, questa lastra, verrà inchiostrata per poi essere impressa su un foglio bianco riportando il disegno realizzato precedentemente.
Mauro Paolini realizza il disegno intrecciando infiniti segni neri che costruiscono i paesaggi, descrivendo con effetti climatici diverse giornate.
Un segno, un solco, un graffio viene realizzato da dei movimenti isterici, decisi e dolci, riuscendo a dare al suo lavoro calcografico una personale originalità.
Un lavoro durato tre anni eseguito alla Accademia Belle Arti di Urbino, vuole raccontare il suo mondo pieno di sogni che volano con il vento, sogni colorati ricchi di sfumature, ma come le nuvole che sono piene d’acqua, i suoi sogni sono carichi di pensieri a volte neri e a volte tristi velati di sofferenza.
Paolini cerca sempre di ritornare alla natura come fonte d’ispirazione, dodici sono le lastre come dodici sono i mesi dell’anno, quattro sono le stagioni come quattro sono gli elementi che costituiscono il mondo: tre paesaggi nuvolosi sopra i colli bolognesi, rappresentano l’autunno, l’ARIA; tre paesaggi al tramonto con foschia sulla laguna ravennate, rappresentano la primavera, l’ACQUA; tre paesaggi, due lavori che riportano le colline di Pianoro, uno su via del Gomito, rappresentano l’invero, la TERRA; tre lavori che vanno a indagare l’interno delle nuvole vogliono rappresentare l’estate, il FUOCO.
Quel segno, quel solco, quel graffio, vogliono trasmettere quell’unica emozione, l’amore alla vita.